di Michela BIANCARDI
Passeggiando nel verde e silenzioso tratto pedonale di Carrer de Wellington nel distretto di Sant Martí a Barcellona, ci si imbatte all’improvviso in una targa che riporta il nome dell’edificio su cui è apposta, la data di costruzione e il nome del progettista.
Si tratta del Dipòsit de les Aigües edificato nel 1874 con la funzione di regolare il flusso d’acqua della cascata dell’adiacente Parco de la Ciutadella e di irrigare i suoi giardini. I lavori furono eseguiti dal maestro d’opera Josep Fontserè, ma solo nel 1880 fu inaugurata.
È un edificio di stampo romano, in mattoni, a pianta quadrata, con muri aventi uno spessore di un metro e volte interne con un’altezza di 12 metri.
La peculiarità di questo edificio, oltre alla sua imponenza, è che a differenza delle cisterne romane il bacino di raccolta non è collocato all’interno della struttura, bensì sulla copertura.
Negli anni Novanta fu acquisito dall’Università Pompeu Fabra e dal 1999 è sede di una delle biblioteche universitarie.
Sbirciando dalle vetrate che si affacciano sul viale si intravedono degli studenti assorti nelle loro attività, ma solo entrando nel campus universitario e accedendo dai nuovi corpi sotterranei che conducono all’interno della biblioteca, si comprende davvero l’aura magica che avvolge questo edificio: eleganza, austerità, fascino antico, meditazione quasi trascendentale.
Ci si sente piccoli, quasi indifesi al cospetto dell’elevata altezza delle volte. Il silenzio è doveroso e rispettoso, non solo perché è una biblioteca, ma è il luogo stesso che ne incute reverenza. È un bellissimo spazio, luminoso, accogliente, ben organizzato.
I lavori di recupero furono affidati agli architetti Clotet y Paricio che ne hanno sapientemente rispettato le forme e la struttura preesistenti, riuscendo, allo stesso tempo, a rendere lo spazio interno funzionale e fruibile su vari livelli, lasciandone, però, la percezione nella sua interezza.
I progettisti hanno utilizzato elementi prefabbricati per i solai intermedi – rendendo eventualmente l’intervento removibile – che si sovrappongono alla muratura, senza quindi intervenire direttamente su di essa.
I nuovi livelli che si vengono a creare, riescono a diversificare e caratterizzare le aree di lettura, forgiando spazi differenti tra loro sia per dimensione che per altezza.
Al fine di rievocare l’antica destinazione d’uso, in copertura è stato mantenuto uno specchio d’acqua, che aiuta a generare giochi di luce e riflessi attraverso le superfici riflettenti di forma triangolare posizionate all’interno dei lucernari esistenti.