di Nicola AUCIELLO
Il muro è un’architettura divisoria che parla, ci invia messaggi, quasi come parole.
D’altra parte, non a caso, quando si afferma che le parole sono macigni è evidente il riferimento al peso, alla solidità massiccia e portanza del muro che produce un linguaggio potente come necessità e volontà di comunicazione.
Il muro è un confine contrariamente a ciò che è infinito, finalizzato alla protezione, alla concentrazione, all’ascolto, alla riflessione, alla visione anche introspettiva dell’essere uomo.
Quanti suoni, parole, discorsi hanno auscultato i muri? Quante immagini hanno visto scorrere davanti alla loro fermezza, impresse idealmente sulla loro superficie così come oggi accadrebbe tramite la realtà in video-proiezione?
Per vedere bene – sembra una contraddizione – è necessario andare oltre il muro declinando lo sguardo oltre l’apparenza.
Il muro [e in questo caso il suo vestito: la boiserie] è la metafora della vita nel momento in cui la nostra anima si apre al mondo. La visione, il suo orizzonte, è una soglia: lì avviene il cambiamento.
Ho riflettuto sul concetto di classica boiserie – ossia di pelle, di ri-vestimento murale – per leggere e vedere oltre nonostante il muro, ed è emerso che da progettista ho cercato sempre letture e scritture parallele. Scritture sovrapposte per porsi interrogativi e rispondere alla conformazione dello spazio progettato.
Questo accadeva in una casa in zona “Cas/al/Palocco” a Roma, ove l’identità dei singoli ambienti (stanze) veniva svelata a un ipotetico spazio condiviso (corridoio) attraverso l’inserimento di boiserie contemporanee in vetro retrocolorato, studiate come superfici frammentate
o ancora in una “Casa sul Litorale”, ove frammenti di boiserie in calacatta oro, hanno rivestito, come riquadri unici e irripetibili [perché il marmo è un materiale unico e irripetibile] alcune superfici di fruizione quotidiana dell’appartamento.
In “Casa all’Eur” la boiserie in grès colloquiava direttamente attraverso le finestre con le facciate degli ormai storici edifici che connotano questo quartiere razionalista.
E ancora è accaduto di recente in alcune mie realizzazioni ove l’utilizzo di rivestimenti in ferro, grès o legno (Casa al Portonaccio / Podere in Etruria / Casa a Montesacro ) hanno ricucito lo spazio prima totalmente scoordinato restituendo l’essenza che a quei muri apparteneva.