di Teresa VILLANI
Da cosa nasce cosa
La citazione del titolo del celebre libro di Bruno Munari (2010) è intenzionale per riproporre l’importanza di una metodologia progettuale che non è altro che “una serie di operazioni necessarie, disposte in un ordine logico dettato dall’esperienza”. Questo è stato l’obiettivo che ha accompagnato il processo progettuale con cui è stato elaborato il primo numero della guida d’ispirazione, “Viasolferino 2019 #1”.
Uno strumento di supporto alla Progettazione che, con metodo, suggerisce regole senza limitare la creatività del progettista, stimolandolo, al contrario, a sperimentare nuove soluzioni per liberare le potenzialità materiche delle superfici e farne emergere le qualità espressive.
La guida è strutturata in tre sezioni.
Nella prima è presente una raccolta di cinque raggruppamenti declinati mediante una selezione di “interni d’autore”. Ogni raggruppamento illustra un set di ispirazioni di materiali, arredi e complementi che, nell’insieme, qualificano e contraddistinguono gli spazi, con la volontà di fornire all’Architetto o all’Interior Designer, al committente e al Consulente alla vendita immagini esemplificative da cui poter decodificare caratteristiche morfologico-dimensionali (layout distributivo, fruibilità, configurazioni), tecnologiche (materiali, finiture, colori) e percettivo-sensoriali (quelle in grado di stimolare l’attribuzione di significati attraverso la sfera emozionale).
Nella seconda, per ogni progetto rappresentato viene mostrata la modalità per proseguire nella scelta, tramite la metodologia dei moodboard, che restituisce alcune combinazioni di materiali, colori e texture, atte a evocare il concept di progetto, ma anche tutti i dati connotanti le scelte. Tale metodologia caratterizza Viasolferino proprio per l’esperienza personalizzata, di tipo materico/sensoriale, che il committente può “condurre” presso le materioteche degli showroom, accompagnato dal sapere estetico e tecnico dell’Architetto e consigliato dall’esperienza consolidata dei Consulenti alla vendita. I moodbord rappresentano quindi una esemplificazione della customer experience da “vivere” in fase di scelta, una partecipazione diretta al consolidamento di nuovi elaborati concettuali.
Nella terza, ogni raggruppamento si completa con una scheda di sintesi che trasmette un’informazione strutturata e organizzata, flessibile e non gerarchizzata, riferita a palette colori, armonie del colore, materiali, finiture e caratteristiche sensoriali, nelle quali viene privilegiato il linguaggio misto di immagini, simboli, codici e colori. Le informazioni possono essere approfondite in relazione alle necessità e non c’è alcun obbligo di sequenzialità e di completezza.
Materiali e finiture sono compresi nelle collezioni delle materioteche, i colori sono elementi essenziali nei processi di selezione e, nella reazione alla luce, producono effetti che sono spesso alla base della prima valutazione qualitativa degli spazi.
Le caratteristiche sensoriali fanno riferimento prevalentemente agli artefatti che completano i progetti rappresentati (complementi di arredo, tessuti, tappeti, ecc.) che concorrono alla progettazione delle cosiddette qualità soft come le sensazioni tattili e visive e rappresentano funzioni e prestazioni che le superfici possono offrire in quanto elementi tutt’altro che neutri, ma attivi e pervasivi nelle scelte.
Nella selezione dei vocaboli sensoriali, in questa prima guida, vengono individuati tre aspetti della materia e ciascun aspetto viene declinato nei suoi parametri significativi (comprensivi di contrari):
– aspetto tattile: leggerezza/pesantezza; ruvidezza/levigatezza;
– aspetto fotometrico: opacità/trasparenza
– aspetto legato alla lavorabilità: duttilità/durezza; elasticità/rigidezza.
I simboli associati alle immagini dei parametri costituiscono la scala sensoriale: campitura piena (nera) se la caratteristica è pienamente espressa, campitura bicolore (grigia/nera) se è espressa al 50%, campitura grigia se la caratteristica è espressa tramite il suo contrario.
Gli aspetti, i parametri e gli attributi di qualità indicati non sono gli unici possibili, ma rappresentano quelli più appropriati ai raggruppamenti. Rappresentano il primo passo verso l’introduzione di queste importanti caratteristiche nella guida d’ispirazione realizzata per il Progetto Retail, che avrà ulteriori sviluppi nelle successive elaborazioni.
Tornado infine all’insegnamento di Munari che ci dice che “saper progettare significa saper risolvere problemi più o meno grandi: il metodo progettuale non cambia, cambiano le competenze”, possiamo esprimere meglio i diversi modi d’uso della guida, che coinvolge in maniera integrata proprio più utilizzatori e più competenze.
In un’accezione più ampia, l’Architetto potrebbe prendere spunto dagli “interni d’autore” e dalle specifiche contenute e proporre al committente un progetto che ne segua i principi e l’organizzazione spaziale, operando una personalizzazione delle soluzioni. Sarà poi compito del committente guidare l’architetto al fine di chiarire il maggiore o minore margine di personalizzazione che vuole raggiungere anche attraverso l’interlocuzione con i Consulenti alla vendita.
Allo stesso modo, il committente può definire una combinazione espressiva di più raggruppamenti, ispirata dalle immagini esemplificative e/o indicare quali punti di partenza del progetto alcuni elementi vincolanti già presenti sul sito d’intervento. Dopo una prima interlocuzione con l’Architetto, le esigenze espresse dal committente potranno essere sviluppate con il supporto dei Consulenti alla vendita, attraverso una esperienza diretta che consentirà al committente di vedere, toccare, confrontare, comporre, analizzare e testare i materiali.