È il risultato della collaborazione tra artisti locali e Viasolferino la ristrutturazione di una casa colonica della metà del XIX secolo.
Annessa a un allevamento di bachi da seta, destinazione d’uso dalla quale prende il nome, la struttura è di proprietà di Alessia Quinti e suo marito Pierangelo Innocenti, che nel 2020 ha voluto creare una casa vacanza immersa nel verde della Valdichiana.
L’intervento di ristrutturazione ha mantenuto inalterate le facciate, accostando finiture e materiali rivisitati in chiave contemporanea alla pietra e al mattone degli esterni, creando così un ambiente accogliente e nel quale riposare circondati dagli olivi e dai vigneti della Valdichiana.
D.C.V. – Secondo Voi, cosa ha di speciale questo luogo?
P.I. – Questa è la prima nostra attività ricettiva e inizialmente avevamo scelto questo luogo quale nostra abitazione, per quest’aria particolare, a metà tra il trasandato e l’artistico, poi, un mio parente è venuto qui in visita e ci ha sottolineato tutte le caratteristiche che lo avrebbero reso uno spazio perfetto per aprire una struttura ricettiva, così, io e mia moglie, che stava pesando a qualcosa di diverso a cui dedicarsi, ci siamo convinti ad aprire “La Bacaia”. L’attività è di mia moglie, anche se il designer di casa sono io, e, insieme, entrambi ci siamo innamorati forse anche dell’impronta che i precedenti proprietari hanno lasciato. Un architetto-ingegnere-pittore francese insieme a una insegnante francese hanno lasciato a questo luogo un’aria un po’ sognate da Provenza in Toscana, qualcosa di molto particolare e difficile da definire. …Qualcosa di portato, ma trasportato insieme a un sogno. È quest’aria che ci ha fatto innamorare, una sorta di armonia di perfezione non codificata, non standardizzata, non artefatta, reale, tra il frizzante e il malinconico…
D.C.V. – Quali sono state le emozioni che ha provato nel realizzare questo progetto?
P.I. – Questa è la prima ristrutturazione dedicata all’ospitalità e abbiamo cercato dei materiali capaci di suscitare sensazioni piacevoli, pavimenti di legno molto grezzo pensato per essere calpestato a piedi nudi, intonaci con parti più ruvide e altre più lisce.
…Compresa la pergola fuori che mia moglie si ostina a chiamare atelier, a memoria dell’attività artistica che il precedente proprietario svolgeva in quello spazio.
Sia per mia moglie sia per me è stata un’esperienza emozionante, che abbiamo condotto in punta di piedi, cercando di mantenere l’identità dei precedenti proprietari impressa un po’ in questo luogo e cercando di creare ambienti accoglienti nei quali gli ospiti possano sentirsi a proprio agio e liberi.
D.C.V. – Come potrebbe definire l’incontro con Viasolferino?
P.I. – Non è la prima ristrutturazione che affrontiamo in collaborazione con Viasolferino e devo dire che, conoscendo le mie inclinazioni artistiche, sono stato molto ben supportato nelle scelte non solo estetiche ma anche tecniche. Inoltre, trovo affascinante e di estrema ispirazione il concept Viasolferino e la ricca materioteca.
D.C.V. – Si ricorda qual è stato il commento più poetico e più bello che Sua moglie Le ha fatto a lavori conclusi?
P.I. – Ora lo dico così, tra il divertente e l’ironico, perché il romanticismo non è proprio di mia moglie, eravamo di fronte all’oliveto e ci siamo voltati contemporaneamente l’uno verso l’altra e lei mi ha detto: “Ma che c’ha detto il capo?” (cosa ci ha detto la testa?), poi, sì è voltata verso “La Bacaia” e ha aggiunto: “…Però, s’è fatto un grande lavoro. Sono molto contenta”.