di Roberta BALDASSARRE
[…] Il bianco rende più evidenti le differenze tra aperture e chiusure, tra solidità e trasparenza, tra elementi lineari ed elementi piani, tra involucro e struttura. Credo che il bianco renda vivi gli elementi architettonici. […] È la natura che cambia durante il giorno, nel corso delle stagioni, e il candore degli edifici aiuta a riflettere la differenza tra ciò che è stato fatto dall’uomo è ciò che è naturale. Ci aiuta a percepire la natura che ci circonda e il modo in cui l’architettura la riflette.
Richard MEIER
A strapiombo sul mare o su rive sabbiose, bianche case come miniature di città sospese, come moli, come quinte aperte sull’infinito orizzonte o come conchiglie immerse nella natura.
In Andalusia, a Mojácar (Almería), su un lotto molto ripido, Alberto Campo Baeza, con Modesto Sánchez Morales, progetta una sorta di “cascata di volumi” in cui ogni elemento è bianco, ideale, puro incontaminato.
Lastre di ceramica bianca, di grande dimensione e alta resistenza, rivestono i pavimenti e tutto è verniciato di bianco così che, dall’interno, si aprano quinte sull’azzurro del mare e del cielo e, dall’esterno, il volume sia percepito come una porzione di città.
Sempre in Andalusia, a Cadice, all’estremità delle acque dell’Oceano Atlantico, su una superficie di 900 mq, Alberto Campo Baeza, in collaborazione con Tomás Carranza e Javier Montero (Co-direttori di costruzione), realizza la “Casa del infinito”.
Costruito in travertino romano, un piano perfetto, bianco, vuoto si erge come un molo di fronte al mare, seguendo la linea dell’orizzonte e diventa un luogo dell’infinito, “un piano infinito di fronte al mare infinito”.
Nella zona di “Es Ram”, affacciata a sud, sulla spiaggia di Migjorn e sulle scogliere di Es Cap de Barbaria, vicino a Caló des Mort, sulla costa sud dell’isola di Formentera, come una preziosa conchiglia, sorge Amalia House, un’elegante aggregazione di volumi bianchi adagiati tra verdi pini su terreno sabbioso.
A eccezione della pavimentazione del solarium che è di cotto rosato, nel progetto di Marià Castelló Martínez e Daniel Redolat tutto è bianco, levigato, luminoso, ancor più esaltato dall’inserimento di elementi in essenza color marrone pieno bruno rossastro, che richiamano il tono caldo del tronco dei pini e del suolo sabbioso.
A Jávea, tra Portixol e Cala Blanca, sulla sommità di una scogliera verde del Mar Mediterraneo, un volume di cemento bianco si specchia nella costa turchese.
Casa Sardinera, di Ramón Esteve, si presenta come una sequenza di quinte in cui i piani verticali delimitati da lunghi strapiombi orizzontali si proiettano all’esterno, alla ricerca del mare.
In tensione tra massa e leggerezza, le texture del cemento bianco e del legno di accoya sbiancato si imitano e si confondono, opponendosi allo sguardo come un ritmico pieno e spingendolo verso le grandi superfici vetrate affacciate sull’orizzonte.
La natura cambia durante il giorno e nel corso delle stagioni e il bianco, nel suo modo di riflettere il mare, ci aiuta a percepirne lo spettacolo: «Esso è l’immagine di quell’infinito che attira senza posa il pensiero, e nel quale senza posa il pensiero va a perdersi». (Madame de Staël)