di Michela BIANCARDI
Immersi nel traffico cittadino della Gran Via de les Corts Catalanes non si immaginerebbe mai che il quartiere Clot, prospicente la grande arteria di collegamento, abbia un’origine medievale, da cui l’antico nome latino Clotum Melis, dovuto alla presenza di ricchi terreni agricoli e al miele che vi veniva prodotto.
Un tempo periferico rispetto al centro di Barcellona, il quartiere è ubicato in un’area che a partire dalla fine del XIX secolo ha avuto un forte sviluppo industriale.
Vi si costruirono, infatti, i primi mulini, seguiti da industrie tessili, concerie, maglierie, etc.
I segni di questo passato industriale che permea tutta la zona sono ancora oggi leggibili.
Uno di questi è il mulino del Clot, il cui nome originario era Fábrica de Farinos Sant Jaume, che oggi si affaccia sulla caotica Gran Via.
Fondata nel 1892, rappresenta una delle più importanti fabbriche del comparto alimentare situato nel Clot, fino alla prima metà del XX secolo.
Nel 1995 il Comune di Barcellona acquisisce la proprietà della fabbrica e ne avvia la ristrutturazione.
Oggi la Farinera è un incubatore di cultura, con spazi polivalenti aperti a diverse iniziative socio-culturali dedicate principalmente al quartiere.
Il complesso originariamente si componeva di tre corpi di fabbrica disposti a forma di U.
Oggi l’unico superstite è l’edificio più alto, a quattro piani, vincolato come bene di interesse culturale locale, e, un tempo, destinato al processo di macinazione della farina.
La facciata è di ispirazione modernista, in mattoni a faccia vista, con grandi finestre e divisa verticalmente in otto parti, intervallate da una fascia, sempre in mattoni, il cui coronamento a gradoni è impreziosito da ceramiche di colore verde.
L’intervento ha rispettato in gran parte la struttura interna dell’edificio, si possono ancora vedere pilastri in ghisa e travi a traliccio, volte in mattoni e travi metalliche.
L’antica facciata in mattoni si specchia nel corpo trasversale di nuova addizione in cemento, vetro e corten, destinato ai collegamenti verticali.
All’interno, tutti i piani, conservano alcuni macchinari della fabbrica.
Al piano terra, per esempio, si possono ammirare i tubi in legno degli elevatori a tazze e tre molini a quattro cilindri della casa austro-ungarica Bühler.