di Nicola AUCIELLO
Le case di oggi hanno spazi ridotti: ingombri minimi per minime spese.
Le case di oggi non hanno soffitti altissimi e lunghi corridoi.
Le case di oggi necessitano di passaggi fluidi e flessibili.
Le case di oggi talvolta rifiutano orpelli, affreschi, quadri e tappeti, roba d’altri tempi:
devono consentire fluidità, rapidità e risparmi inaspettati.
Nelle case di oggi appendici illegali crescono generando organismi deformi dilatati e insidiose escrescenze legalizzate.
Ma in realtà le case di oggi hanno bisogno di essere bagnate dentro dalla luce
perché fuori spesso non c’è!
Da queste considerazioni su un mio lavoro nate da un progetto pensato per portare la luce, sia naturale che artificiale, dove mancava, è stato generato un personale “pensiero-manifesto”.
Razionalizzare gli spazi, liberarli dal buio e dalle sovrastrutture per amplificare il riverbero della luce naturale ma soprattutto ridare senso alla parola ‘ampio’, ancorandola ad un concetto di benessere che genera la materialità acquisita della luce.
L’architettura è un meditato farsi di spazi e la luce è indispensabile sia intesa come materia da costruzione.
Tutto accade intorno alla luce: nel buio nulla succede, nella luce si disegnano le forme, si aprono prospettive, si incrociano gli sguardi.
La luce è sorpresa, mistero, magia, poesia, è emozione.
Progettare la luce vuol dire saper dosare soprattutto la sua assenza: l’ombra; chiaroscuro dello spazio, così come in un quadro, esalta qualsiasi elemento che la genera: i volumi.
Ma al di sopra di tutto progettare la luce equivale a scolpire la profondità e l’ampiezza dello spazio dove il mero “metro quadrato” rimanga evanescente.
L’ampiezza di uno spazio è nella luce che si perde dentro la materia e nei suoi dettagli.
L’ampiezza è un dialogo aperto sull’imprevisto o in un bel racconto generato da un’immagine,
è nell’aria, nel respiro tra le cose.
E il respiro tra le cose, è la luce.
Ampio: non è misura al metro quadro!
Casa sul Litorale 2014 foto di Angelo Aloisi.