di Nicola AUCIELLO
Tracciare la storia dei parquet e del cambiamento degli elementi di legno utilizzati per realizzarli è come tracciare la storia delle costruzioni, perché l’impiego del legno si fonde inevitabilmente con l’evoluzione delle tecnologie e tecniche costruttive edilizie. Il legno per le pavimentazioni appartiene alle più antiche abitudini del costruire ma è praticamente impossibile rintracciare e isolare le testimonianze più antiche dei primi pavimenti di legno e dei vari formati di elementi utilizzati. (Adelizzi D., 2012)
Senza alcun dubbio il parquet è un materiale antico che profuma di passato, ma è un materiale che immediatamente ci rivela la sua natura:
la morbidezza, la flessibilità, l’appartenenza, il calore della materia.
Anche per queste caratteristiche continua a essere molto utilizzato nell’architettura degli interni.
Il legno, insieme alla pietra e al cotto, è stato di sicuro uno dei primi materiali a cui l’architettura si è rivolta.
Se la grotta è il primo rifugio che la natura ci ha offerto, la costruzione della capanna (in legno) è la prima forma architettonica realizzata dall’uomo.
L’abitazione neolitica (4.000 a.C.), nel suo interno, era rifinita nelle pavimentazioni in legno grezzo e pellami. Nonostante l’uso del parquet si diffonda molto velocemente in Inghilterra e Francia, vi sono tracce nell’epoca romana.
Gli antichi romani invece furono i primi a studiare l’aspetto scenico e artistico dei parquet, smussando e preformando le tavole in varie dimensioni e creando geometrie decorative, a loro pare si deve l’invenzione del modello a “spina di pesce”.
Gli storici dell’arredo di interni, in particolare quelli inglesi, ritengono invece che il disegno del pannello a parquet sia di ispirazione italiana perché se ne trovano le prime tracce nelle traduzioni fatte su opere di Andrea Palladio e Sebastiano Serlio.
Analizzando il contesto delle architetture di interni realizzate in legno e rifinite con il parquet, siamo portati ad alcune considerazioni: trattasi di una materia che piuttosto “interviene con l’esistente” e non “sull’esistente”. La vocazione di cooperazione che il legno ci offre si adatta bene ai luoghi ricchi di storia in cui ci capita spesso di operare, anche se poi l’architettura contemporanea ha delineato nuove prospettive e campi di applicazione della materia.